I più attenti hanno probabilmente notato che ieri non è arrivata la Booksletter e la sto inviando di lunedì. La settimana scorsa ho scoperto che proprio oggi, 28 ottobre ‒ fra pochissimo nel momento in cui sto inviando questa puntata ‒ apre le danze uno dei festival cinematografici più importanti africani, che ha luogo ad Abuja, la capitale della Nigeria (non dobbiamo dimenticare anche l’AFRIFF che si svolge a Lagos). Ecco il terzo Paese che vi menziono dopo Giappone e Corea del Sud, a proposito di fermento letterario. E dal cinema devo iniziare perché, se tantissimi conoscono Hollywood e Bollywood, sono abbastanza sicuro che pochi conoscano Nollywood: una fusione di Nigeria e Hollywood. Rappresenta il terzo mercato cinematografico al mondo e non è una storia recente, ma negli ultimi anni, grazie al digitale e a Netflix, i volumi e gli affari sono aumentati a una velocità impressionante. Primo elemento.
Secondo. La diffusione dell’Afrobeats oltre i confini nazionali ha aiutato a conoscere la cultura nigeriana (attenzione a non confonderlo con l’Afrobeat, senza s, che è un altro genere). Sarebbe lungo dire, e ne parlerò nell’approfondimento nel mese di novembre, ma vi basti sapere che la star sudafricana Tyla, con il suo famosissimo pezzo Water, ha inserito sonorità Afrobeats, sdoganando il genere in tutto il mondo.
Nella triangolazione cinema, musica e letteratura il fermento è notevole.
Non occorre scomodare Wole Soyinka o Flora Nwapa oppure Chinua Achebe, o anche la famosissima Chimamanda Ngozi Adichie, la lista sarebbe lunga scegliendo autori e autrici che hanno fatto o stanno ancora facendo la storia della letteratura nigeriana, io vi propongo invece di sbirciare fra i contemporanei che si sono fatti conoscere per l’alta qualità letteraria, non di rado toccando temi scomodi o scottanti. Da Chinua Ezenwa-Ohaeto a Helon Habila, da Nnedi Okorafor a Chigozie Obioma, da A. Igoni Barrett a Akwaeke Emezi, da Chibundu Onuzo a Jumoke Verissimo, sono solo alcuni dei nomi che stanno dando una direzione alla contemporaneità letteraria, anche se taluni vivono ormai stabilmente lontano dalla Nigeria. Vincono premi importanti, sono tradotti in numerosi paesi, tengono lezioni in università prestigiose, sono firme autorevoli di quotidiani.
Se qualcuno non tiene in considerazione il fermento letterario nigeriano degli ultimi anni, temo che non abbia il polso della situazione dell’editoria libraria internazionale.
NEWS
La spedizione italiana alla Buchmesse sarà la più imbarazzante di sempre? (pare sia andata proprio così).
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Leggere Lolita a Teheran, quando la letteratura è resistenza.
CONSIGLI DI LETTURA
Il buio scese sull’acqua di Kerstin Ekman, edito nel 2024 da Iperborea (traduzione di Carmen Giorgetti Cima), gravita attorno a tre personaggi. L’autrice, molto nota in Svezia, ci regala un thriller dal sapore filosofico e politico, nel quale regna, sì, la violenza, ma altresì una capacità narrativa rara di farci conoscere un contesto storico con grandissima lucidità. Esiste pure una edizione de Il Saggiatore (2009).
Guardate meglio di T. Sharot e C.R. Sunstein, edito nel 2024 da Raffaello Cortina Editore (traduzione di Virginio B. Sala), è un saggio che mi ha messo molto in discussione, se non altro perché io amo vivere di abitudini che scelgo. Perciò, se desiderate un punto di vista assai differente sul concetto di abitudine, ve lo consiglio vivamente. Studi scientifici dimostrano che le potenzialità della NON abitudine aprono paesaggi imprevisti che potrebbero avere una forza alternativa all’abitudine.
CONNESSIONI E PONTI
Una delle prime cose che dico in tutti i miei corsi di scrittura è di concentrarsi soprattutto nell’emozionare e non nell’informare. Di frequente accade che chi scrive senta la necessità di spiegare dettagli, fatti, relazioni e dimentica che chi legge deve sentirsi coinvolto a livello emotivo. Come si fa?
Mi piace chiamare la «voce del silenzio» questo processo. Nel silenzio costringiamo a fantasticare, nel silenzio obblighiamo a formulare possibili ipotesi, è nel silenzio che l’autore mostra il suo talento.
Quanto più manca, tanto più si immagina (dosando, non la negazione totale). Quanto più si toglie, tanto più si vuole (dosando, non la negazione totale). Il lettore emozionato è il bimbo che piange se gli si nega la poppata. Se informiamo di continuo, dando subito latte al primo pianto, e ogni volta così, spezziamo il pianto ma poniamo fine all’emozione e di conseguenza alla curiosità.
Negli anni ho letto testi perfetti dal punto di vista informativo, tutto chiaro, il filo rosso che si coglie bene, personaggi ben caratterizzati nei particolari ma mi chiedevo: mi colpisce al petto? Mi sta emozionando? Risposta: no.
Allora è un testo debole, senza una delle gambe fondamentali per una storia coinvolgente.
A volte sorrido quando ascolto persone convinte che per comprendere davvero un testo servano lauree in Lettere o in Filosofia, è gente che il più delle volte non ha capito quanto il patrimonio emotivo rappresenti il nucleo di una storia. Non basta avere una laurea in Lettere o in Filosofia per scrivere una buona storia. Scrivere in modo corretto dal punto di vista grammaticale è di certo indispensabile, ma non basta.
Non basta.
Là fuori ci sono un sacco di persone così tronfie, così convinte, così sicure che un titolo di studio umanistico sia il passe-partout per scrivere un bestseller che a volte rimango ancora basito.
Per diventare un architetto serve una laurea in Architettura, per diventare un avvocato serve una laurea in Legge, per diventare scrittore, a parte la buona sorte editoriale, serve una laurea in «voce del silenzio».
È un processo tutto interiore, emotivo, carico di sensibilità; è un percorso spesso di sofferenza, grazie al quale i brividi alla pelle diventano normalità, grazie al quale gli occhi gonfi di lacrime diventano valore, grazie al quale il cuore che batte all’impazzata e le mani sudate sono ordinaria quotidianità. La voce del silenzio, che si nutre in anni di consapevole osservazione interiore, si sviluppa di continuo, non arriva, ma viaggia.
Per questo quando incontro per la prima volta uno scrittore per capire se eventualmente collaborare sono del tutto disinteressato ai suoi titoli e alle sue certificazioni, mi interessa invece ascoltare un fatto che l’ha emozionato fino a doversi sedere perché travolto dai giramenti di testa, mi interessa la sua sensibilità, mi interessano le sue notti in bianco vissute nell’inquietudine, mi interessa la sua voce nel silenzio.
Lo stile di uno scrittore non è ordinare e sistemare e riscrivere, sì, è anche questo, ma è soprattutto altro: è lì che si crea magia leggendo una storia, quando riga dopo riga rimaniamo stupiti da una prospettiva particolare, da una visione inedita, da un pensiero arguto. Se uno scrittore pensa di scrivere bene solo perché preparato, certificato, laureato, dal mio punto di vista, che vale poco, sia chiaro, non ha capito un tubo della letteratura e della sua bellezza.
[tratto da un mio post su Facebook del 30 giugno 2018]
UNA PAROLA
Stiamo sempre più perdendo la ricchezza della lingua italiana e diverse sono le ragioni. Provate a sfidare voi stessi e qualcun altro. Vi presenterò ogni volta una nuova parola. La conoscete?
Acciarpare v. tr. e intr. [der. di ciarpa]. – Operare, eseguire in fretta e male; abborracciare: lavori acciarpati; essere abituato ad acciarpare.
[ringrazio il vocabolario Treccani]
Se vi piace quanto state leggendo, che ne dite di mettere un cuoricino alla fine? Grazie!
SEGNALAZIONE
Creativity. 300 tecniche per sbloccare la tua creatività di Federico Favot ed Edoardo Scognamiglio
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I VOSTRI RACCONTI
Il signor Bo di Michele Breda.
Continuano ad arrivare racconti (anche se meno rispetto ad alcuni mesi fa), scusate se non riesco a rispondere a tutti. Ho formato un piccolissimo gruppo di volontari per questa attività, quando un racconto ottiene la maggioranza positiva allora lo pubblicherò.
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Grazie per questa newsletter! La questione del "silenzio" mi serviva come il pane in questo momento. Sto provando a scrivere un libro con rimandi storici e faccio una fatica immane a conciliare parte informativa e parte emozionale.
Grazie per la condivisione del racconto!